Sinossi:
“L’Immortalità ha da sempre affascinato l’uomo. Sacerdoti, alchimisti, ricercatori basano i loro studi per prolungare la vita umana quanto più possibile, per combattere la paura della morte.
Poi ci sono i Vampiri.
Il lapislazzuli non protegge dalla luce del sole, che è rigorosamente vietata.
I sentimenti scemano pian piano, lasciando solamente una gran collera dentro di te, una furia incapace di essere colmata anche col sangue. Doversi attenere a Patti Antichi andando contro il tuo essere, dover rifuggire le persone che si amano, con cui si è stretto un profondo legame. Dover mentire sulla propria identità, sulla propria età, mostrarsi più stolti ed ignoranti di quanto non si è davvero. Dover custodire il segreto dei Secoli passati. Dover combattere contro superstizioni umane.
È la dannazione, non il raggiungimento della Perfezione.
I Figli vanno scelti con cura. Coloro che hanno un animo predisposto all’adattamento e alla sapienza. Coloro che sono pronti a rinunciare a tutto, senza paura, seppur con riverenza. Coloro che non pongono mai interrogativi, ma sottomettono il loro volere ai più Anziani. Coloro che sono fedeli e che mai mostrano pentimento.
Quindi pensateci. Pensateci prima di compiere un passo su un terreno instabile e pregno di dolore, di rabbia, d’insoddisfazione, di vendetta.
Questa è la Condanna più grande che Dio potesse dare.”
Recensione:
Avevo storto il naso, in classe, quando l’alunno migliore mi propose per il consueto progetto lettura un romanzo della serie “The vampire diaries” e l’ho storto ancora di più quando ho visto la ragazzina timida infiammarsi all’idea di poter leggere , e poi naturlmante vedere, la saga di Twilight .
Ma perchè i vampiri hanno attirato l’attenzione e l’interesse di un pubblico sempre più vasto? E non solo, trattasi di pubblico trasversale: non è un interesse tipico di adolescenti emo o punk o Gotic, perchè di fatto le serie tv sbancano, idem i botteghini al cinema e persino gli incassi delle librerie. E’ una Filippica la mia? Assolutamente no. Ancora una volta sono stata piacevolmente sorpresa da un genere di scrittura lontano – per deformazione, ahimè! – da me .
Necrotica è una silloge di Jessica Tommasi, giovanissima scrittrice che non si è di certo lasciata intimidire dalla particolarità del tema trattato, a cui si è dedicata con passione e studio. Una silloge, esattamente. È questa, a mio avviso, l’originalità della lettura, perchè di vampiri si è spesso parlato, di vampiri si è ancora più spesso letto, ma trovarsi davanti una raccolta di poesie di questo tipo penso sia stato un privilegio.
Passaggio obbligato sono, tuttavia, la lettura del prologo a firma dell’autrice e della prefazione a cura di T. S. Mellony, che passa dall’excursus storico della figura del vampiro al racconto della genesi e realizzazione del volume, soffermandosi sulle motivazioni e sulle scelte dell’autrice. Passaggio obbligato non perchè altrimenti incomprensibile, ma perchè il rapporto di amicizia e di stima che lega l’autrice alla Nostra apre lo spiraglio perfetto per addentrarci nei pensieri, nei sogni e, spesso, negli incubi di cui le poesie ci parlano.
55 poesie, 55 scenari : piccoli tasselli che si incastrano e danno vita ad un mosaico di emozioni e paure. Su tutte un fil rouge: il senso di inquietudine, la consapevolezza di un destino immutabile, l’oscurità, la distruzione. Ecco perchè il vampiro allora, la creatura che incarna la nostra paura della morte, il desiderio di vivere per sempre anche a costo di una non-vita, a costo della morte di altri . “ Egli sugge il sangue perché ritenuto sede dell’anima, risalendo quindi all’antica credenza, secondo la quale, mangiando parti del corpo di un uomo, ci s’impossessava delle sue qualità e del suo spirito; perciò il vampirismo potrebbe essere visto anche come estrema sublimazione dei riti cannibalistici” ( Intervista a S.R.J. Tommasi – http://www.overthere.it/intervista-jessica-scarlett-rose-autrice-di-necrotica/) .
Particolarmente interessanti sono i componimenti a due voci , Obsecration e Ossa ( fr)agili, ma non si può restare indifferenti dinanzi alle parole di Melomachia o Sapere dell’aria . La mia preferita? Damnatio memoriae, assolutamente.
Ogni lettura ci lascia qualcosa e queste poesie le ho assaporate, lette, rilette, comprese e a volte meno bene, ma un’immagine che prendo volentieri a prestito dall’autrice è questa: lo scrittore è come un vampiro, il quale, attraverso la sua opera, “contagia con i suoi pensieri i pensieri degli esseri umani”; anche in questo caso però il rapporto che si crea tra il “vampiro” e la sua “vittima” è molto ambiguo, poiché anche lo “scrittore vampiro è stato a sua vota vampirizzato a suo tempo”, attraverso gli scritti di altri autori, perché egli è pur sempre un lettore.
In questo modo i libri nascono come prodotto di altre opere, cioè sono “frutto di altre vampirizzazioni”.
L’autore troppo partecipe, troppo risucchiato nella scrittura, rischia di illanguidire e infine di scomparire. Dalle pagine troppo belle certi autori non vorrebbero staccarsi mai, più danno vita alle pagine, più diventano vividi fiori, più l’autore si fa diafano.
Il mio vampiro è la scrittura che, quando ama, non si spaventa di fronte a nessuna croce.
Ps: ho ideato e scritto la recensione con la stessa playlist dell’autrice ; )
Potete trovare il libro qui:
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