Recensione Imprimatur “Chiamami Anam” di C. Lacalamita & I. Damilano
Trama:
Un Anam Cara o Amico dell’Anima è colui che – riconosciuta la propria luce interiore – si apre alla vita e, nell’azzerare ogni difesa, può stabilire un legame indissolubile, di assoluta confidenza con un altro individuo. Tra Anam Cara vi è un reciproco travaso di bellezza, grazie al quale viene meno il concetto di tempo che deteriora le cose. L’Amore resta integro, eterno, oltre lo spazio e la morte, in un luogo sacro che nella tradizione celtica si chiama Casa: e in quello spazio, un uomo e una donna privati del nome, avevano creato una fragranza nuova, unica, irriproducibile se non da essi stessi, insieme.
Ti troverò.
Recensione:
Amo essere travolta dalle pagine di un libro, vivere quasi in una dimensione altra, identità diversa, eventi differenti… . Mai come in questo caso realtà e sogno si accavallati, la dimensione onirica prende spesso il sopravvento, ma sempre con toni leggeri, fluidi, ad assecondare il susseguirsi degli eventi, che si rincorrono, ma senza fretta. È l’unico caso in cui il lettore ha voglia di scoprire quel che succederà, ma assapora con gusto e lentezza ogni pagina, aspettando pazientemente che tutto sia rivelato, con suggestione, gradevolezza e armonia.
“Chiamami Anam” è l’ultimo libro dello speaker radiofonico Igor Damilano e della scrittrice triestina Cinzia Lacalamita, edito da Imprimatur: un romanzo a quattro mani che mi ha letteralmente stregato e incollata alle pagine. Ho impiegato tanto a leggerlo, ma non perchè difficile o ampolloso, proprio per il gusto di tornare spesso indietro e rileggerlo.
L’immagine che potrebbe rappresentare il libro è quella che ritrae una folla di uomini e donne, di ogni età e nazionalità, in lunghe file in un edificio labirintico, senza sapere dove si trovino né perché. Privi del loro nome, reggono tra le mani un bigliettino con un codice alfanumerico. Si scrutano tra di loro, chi aggressivo, chi ansioso e chi compassionevole, in attesa di conoscere il significato del proprio sostare in quel luogo misterioso. Una sorta di sala d’attesa , una zona di smistamento in cui i “candidati” vengono identificati , in attesa di scoprire ciò che li aspetta. Fra tutti, una coppia: mezza età, mano nella mano, si aiutano a vicenda, cercando l’uno di tranquillizzare l’altro riguardo a ciò che potrebbe aspettarli dopo quella porta. Cosa ci sarà oltre quella soglia tanto ambita? Quale sarà il loro destino?
Ecco appunto, il caso. Quante volte pensiamo di aver pianificato ogni cosa, eppure accade un imprevisto, un piccolo trascurabile particolare…che fa sì che niente sia come si pensava dovesse essere. Eppure non sempre il caso, il destino, la fatalità “rovinano” , perchè è meglio, a volte, lasciarsi guidare, non opporre resistenza a quel disegno che, magri attraverso vie diverse, ci porterà alla felicità, all’amore tanto desiderato. Quella coppia è l’Amore, un Amore che ci distingue dalla nostra metà e contemporaneamente ad essa ci amalgama, l’unico che ci rende completi e speciali.
E allora il caso, che ci ha fatto incontrare, diventa dono.
Di cosa parla il libro?
Di quell’amore che continua dove si sente e si riconosce il profumo di Casa
Consiglio assolutamente la lettura di questo libro e auguro ad ognuno di potersi riconoscere (come è successo a me) in Ariel o Leon, cogliendo la possibilità di trovare o ritrovare l’Amore, che resta integro, eterno, oltre lo spazio, il tempo e la morte.
Potete trovare il libro qui:
Le fiamme di Pompei
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