Recensione Les Flâneurs Edizioni “Omicidi in si minore” di Davide Bottiglieri
Trama:
Cluj, dicembre 1780. In una fredda e sinistra giornata d’inverno, piazza Unirii è stracolma per assistere all’ennesimo spettacolo di morte. Ad alzare il sipario su questa nuova esecuzione, è stato il neo ispettore Ljudevit Alecsandri, il cui nome è sulla bocca di tutti i cittadini per le vicende che l’hanno visto protagonista nei mesi precedenti a quel momento. La vita apparentemente tranquilla di un remoto paese della Transilvania sta per conoscere terribili vicende. Le sue vie e le sue genti, intrise di superstizione e mistero, saranno invase da un’ombra oscura che porta con sé una scia di paura e morte. Sarà il giovane ispettore a dover far fronte a questa situazione che, però, nasconde una terribile minaccia: riuscirà il suo lato oscuro, quel secondo Ljudevit Alecsandri, a non riemergere ed essere associato lui stesso al demone che abita Cluj?
Recensione:
Cluj, Ungheria, dicembre 1780. Una serie di cruenti omicidi terrorizza il centro della Transilvania, sembra che il Diavolo in persona si sia scomodato per punire e terrorizzare la superstiziosa cittadinanza. Tocca al giovane e promettente ispettore Ljudevit Alecsandri svelare il mistero e trovare l’assassino, mettendo a dura prova la sua lucidità e il suo, finora infallibile, istinto.
Come un moderno Némirovsky, Davide Bottiglieri compone un’opera in atti o, per meglio dire, in movimenti: “lento assai”, “notturno”, “allegro energico” e, ancora, “lento assai”, conclusi da un non- finale “prove per un requiem”, che introduce il seguito in uscita per il 2018. Il testo si interrompe in medias res, quando meno ce lo si aspetterebbe, e lo si vorrebbe, lasciando il dubbio che la conclusione immaginata potrebbe essere totalmente ribaltata.
Un giallo gotico, dalle atmosfere macabre e cupe, in cui la violenza delle uccisioni è alternata dalle turbe interiori del protagonista, personaggio retto e razionale all’apparenza ma con un animo nascosto oscuro e imprevedibile. Passi del Libro di Ezechiele fanno da spartiacque tra i capitoli, accentuando il conflitto religioso dell’ispettore e anticipando le pagine successive. Ogni volta che il lettore crede di essersi avvicinato alla soluzione, decifrando, insieme a Ljudevit, gli indizi lasciati dall’assassino, lo scrittore trova il modo di fargli cambiare strada, mantenendo così alta la tensione lungo tutte le duecentottanta pagine.
Nonostante la partenza sia in salita e si arranchi per una buona metà, l’originalità e lo stile convincono. Il linguaggio è un po’ troppo verboso, la scorrevolezza a volte ne risente, ma la ricercatezza è indizio di studio da parte dell’autore e compensa il difetto. L’autore ha una buona mano, giovane e preparata, che, unita a una trama sufficientemente macabra e articolata, fa di
“Omicidi in si minore” un ottimo esordio letterario.
« Quello che feriva più Ljudevit, era l’inconscia ma rifiutata sensazione che Dio, non solo non fosse che un misero spettatore, ma rappresentasse il vero e proprio mecenate che
aveva commissionato l’opera. »
Potete trovare il libro qui:
Le fiamme di Pompei