Intervista all’autore: Davide Pappalardo si racconta
Buongiorno Davide e benvenuto nel blog Le fiamme di Pompei.
Siamo davvero contenti di averti come ospite e conoscere qualcosa in più del tuo nuovo libro “Buonasera (signorina)”
1) Chi è Davide Pappalardo nella vita di tutti giorni?
Un “giovane” del 1976. Un impiegato con la passione per la scrittura. Un individuo all’apparenza in pace col mondo. In realtà un essere umano tormentato da dubbi, sempre più a disagio in un mondo affetto dalla peste dell’individualismo e del razzismo e che per questo cerca rifugio nella scrittura.
2) Com’è nata l’idea di scrivere “Buonasera (signorina)” e come mai hai scelto gli anni 70?
Nel 2015 è stato pubblicato il mio primo romanzo, Milano Pastis, ambientato negli anni ’60. Avevo voglia di dare continuità al percorso intrapreso e di esplorare gli anni ’70, un periodo fecondo dal punto di vista politico, sociale, dei costumi. Per farlo ho creato Libero Russo, un personaggio che fa parte di quel contesto ma che ne è al tempo stesso estraneo e quasi “fuori moda”.
3) Quanto di te c’è in questo libro?
Come sempre in quello che scriviamo ci sono tracce del nostro percorso biografico. In Buonasera (signorina) ci sono alcune delle mie angosce, c’è la mia incapacità di stare al mondo, c’è la mia ironia. Ma il romanzo è tutta una invenzione, per fortuna non troverete il racconto della mia noiosa esistenza.
4) Libero Russo è un investigatore, ex poliziotto che ritroviamo anche in altri libri che hai scritto?
Libero Russo è un personaggio che ritroverete in libri che devo ancora scrivere. Questo losco figuro, per il quale provo molta tenerezza, mi piace molto e farò di tutto per continuare a scrivere storie col vecchio Libero. E’ un fallito, lo so, ma non è un cattivo soggetto. Un perdente nato e come tutti noi perdenti ha diritto ad altre chance. Al bando gli spocchiosi antipatici vincenti tutti d’un pezzo. Sono più finti di una banconota da undici euro.
5) Quanto tempo hai impiegato per scrivere il tuo ultimo libro?
Circa un anno. L’inizio è stato davvero fulminante. Ho scritto lo scheletro del romanzo in quattro giorni. Poi ho lavorato sul romanzo vero e proprio per mesi con aggiunte, revisioni e i doverosi tagli.
6) In quale genere letterario può essere catalogato?
Direi noir o giallo. Le etichette vanno bene ma bisogna usarle con cautela perché sennò poi ingabbiano il romanzo. In Buonasera (signorina) c’è il “caso” tipico del giallo, ci sono gli ingredienti del noir, c’è il grottesco, ci sono gli aspetti più introspettivi. Non è facile da inquadrare il maledetto libro. Io direi in fin dei conti che è solo un romanzo.
7) Come scegliere i personaggi dei tuoi libri?
Se ti dico che vengono fuori da soli sparo una balla colossale ma c’è un fondo di verità. I personaggi sono ritagliati attorno alla storia che ho in mente, però poi prendono strade inaspettate. E’ come se avessero una pur minima forma di personalità. Cambiano perché la storia cambia.
8) Sei un siciliano trapiantato a Bologna che scrive i suoi gialli ambientandoli a Milano. Ci spieghi la tua scelta?
Mumble, mumble. Vorrei inventare qualcosa di poetico ma la realtà è molto prosaica. Milano Pastis è ispirato a un fatto realmente accaduto a Milano, la rapina di via Monte Napoleone del 1964. Per realizzare il primo romanzo mi sono documentato tantissimo sulla mala milanese. Di conseguenza sono ferrato sull’argomento e viene quasi naturale ambientare le mie storie a Milano. Ma, prometto, comincerò a breve a cambiare città di riferimento.
9) C’è qualche autore in particolare che prendi come modello per scrivere i tuoi libri?
Come modello no. Inutile tentare di scopiazzare i giganti. Nel mio piccolo cerco di avere il mio stile personale. Poi ci sono tantissimi autori che leggo con piacere. Ne elenco alcuni, in ordine sparso, solo per dare un’idea delle mie letture: Scerbaneco, Izzo, Manchette, Stephen King, Sciascia, Camus.
10) Per concludere, dicci la tua citazione preferita e una ricetta.
Una ricetta? Dovrei andare a rivedere le video lezioni di mia mamma. Così, vado a memoria, direi una semplice ma efficace Pasta cca muddica. Un gustosissimo piatto siciliano fatto con mollica di pane abbrustolito nell’olio e acciughe (in siciliano anciovi). Utilizzate pane raffermo (non ammuffito però, sennò sembra una roba alla Libero Russo) mi raccomando e non il pangrattato già pronto. Mentre fate bollire l’acqua, bruciacchiate la mollica a pezzettini nell’olio bollente, senza farla andare in fumo. E poi mangiate. E le acciughe? Mettetele pure. Insomma non sono un granché a spiegare i piatti (e nemmeno a cucinare) ma è buona, parola mia. Per quanto riguarda la citazione, visto che io provengo da posti di mare ma vivo lontano dal mare, che ne dici di questa di J. C. Izzo? “Quando non si ha niente, avere il mare – il Mediterraneo – è molto. Come un tozzo di pane per chi ha fame”.
Grazie Davide per questo bellissimo tempo passato insieme!
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Miriam Saladini per
Le fiamme di Pompei
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