Recensione Mondadori “Il Signore delle Mosche” di William Golding
Trama:
“Per me, ‘Il Signore delle Mosche’ ha sempre rappresentato ciò per cui sono fatti i romanzi, ciò che li rende indispensabili. Dobbiamo aspettarci divertimento dalla storia che leggiamo? Certo.
Un atto dell’immaginazione che non diverte è un atto decisamente mediocre. Ma deve esserci di più.
Un romanzo ben riuscito deve annullare il confine tra scrittore e lettore, così che l’uno possa fondersi nell’altro.” (dalla prefazione di Stephen King) Età di lettura: da 12 anni.
Recensione:
Un incidente aereo, un conflitto mondiale, un gruppo di ragazzi inglesi costretti a sopravvivere in un’isola deserta.
Così inizia “Il Signore delle Mosche” di W. Golding.
In seguito a un incidente aereo alcuni ragazzi dai 6 ai 16 anni devono fare i conti con una situazione particolarmente difficile; sprovvisti di ogni genere di prima necessità, i giovani devono riunirsi in gruppo e cercare di costituire una basilare rete sociale con un leader al comando e alcuni addetti ai compiti più importanti.
Si parte quindi da una adunata alla quale partecipano tutti i ragazzi, principalmente per curiosità verso gli altri reduci dal disastro. Subito emergono personalità nettamente diverse tra loro, uno spiccato senso di ironia proprio della giovane età e anche tanta voglia di avventura.
Ralph, Piggy, Jack e Simon sono – tra tutti – i protagonisti di maggior rilievo nella storia, intorno a loro si costruisce ciò che l’autore vuole comunicare.
Partendo dall’idea di base di costruire una temporanea società, i ragazzi si trovano presto a dover fare i conti con l’istinto classico dell’uomo a voler prendere il comando.
Ralph inizialmente è il capo indiscusso della compagnia, scelto per votazione il giovane inizia subito col dare alcuni semplici ordini per sopravvivere il tempo necessario al loro recupero.
Jack, una figura altamente in contrasto con Ralph, mette però in subbuglio il labile equilibrio creatosi con il nuovo capo e ribalta la situazione spingendo ognuno dei ragazzi a mettere tutto più e più volte in discussione.
Tutto inizia con il fuoco. Non c’è speranza di sopravvivere senza un segnale di fumo, e questo ha la precedenza su tutto per Ralph, ma Jack non è d’accordo e subito i dissapori iniziano a minare la credibilità del capo.
C’è poi Piggy, un ragazzino cicciottello che cerca di farsi valere in un gruppo che lo vessa continuamente senza nemmeno accorgersi che forse tra tutti è il più adatto a guidare un gruppo.
I suoi occhiali, fondamentali per accendere il fuoco, sono l’unica cosa che lo tiene al sicuro.
Piggy è prezioso per la sopravvivenza di tutti.
Simon è tra tutti il più enigmatico e inquietante. Non solo alterna momenti di lucidità ad altri di completa follia, ma tende a voler essere al centro del gruppo per poi isolarsi subito dopo rifiutando qualsiasi contatto esterno. Vagabonda, sparisce per ore e ore e non sa mai relazionarsi in modo adeguato con gli altri.
Questo è un grosso indizio per la storia: Simon è instabile, un disagiato sociale privo di qualsiasi equilibrio mentale.
Ecco quindi che strumenti ci da l’autore per cercare di capire dove andrà a parare la storia: Ralph è un insicuro che vorrebbe essere accettato e desidera condurre tutti (ma soprattutto se stesso) alla salvezza, Jack è un represso che scopre proprio sull’isola i suoi istinti primordiali di caccia e violenza, Piggy è fondamentalmente un ragazzino insicuro ma intelligente e poco incline a farsi rispettare, Simon è un dissociato.
Praticamente una bomba a orologeria.
Questa non è una storia di salvezza, non è una storia di integrazione e riscoperta di valori.
Questa storia ci porta dritti nelle più profonde paure dell’uomo.
Abbiamo dei ragazzini soli e impauriti, una società utopica che implode in poco tempo e tanta violenza.
La violenza di cui parlo però, non è solamente fisica ma – soprattutto- mentale.
Minacce, incubi, visioni notturne e bestie immaginarie affamate di sangue portano i giovani al delirio. Non è più possibile sapere chi è il buono e chi il cattivo. Ma c’è mai stato davvero un buono sull’isola?
E i cattivi, avevano altra scelta?
Chi è il Signore delle Mosche?
Il Signore delle Mosche siamo noi, è la nostra mente che perde il controllo di sé quando viene privata di ogni paletto sociale.
Il Signore delle Mosche siamo noi quando non sappiamo più cosa ne sarà del nostro futuro e iniziamo a dubitare di tutti, anche di noi stessi.
Il Signore delle Mosche è la nostra mente quando perde completamente il contatto con la realtà.
E’ quella cosa che ci dice “Uccidi se non vuoi essere ucciso”, è quella voce nella testa che ci dice “Hai paura del buio? Fai bene, ci sono molte cose che aspettano di divorarti”.
Il Signore delle Mosche è il male che si insinua in menti deboli e impaurite.
E’ una lenta e inesorabile discesa all’inferno.
William Golding è un maestro della narrativa.
Mai avrei pensato di leggere un libro così inquietante.
Bellissimo.
Potete trovare il libro qui.
Le fiamme di Pompei
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