Recensione Planet Manga “Shino non sa dire il suo nome” di Shuzo Oshimi
Trama:
UN EMOZIONANTE VOLUME AUTOCONCLUSIVO DALL’AUTORE DI HAPPINESS E I FIORI DEL MALE Per Shino ogni giorno di scuola è una guerra. Una guerra contro la propria mente e il proprio corpo. L’evocativo autore di I fiori del male e Happiness, Shuzo Oshimi, esplora in questa nuova opera i disagi e le paure dell’adolescenza. Un viaggio nel cuore del mistero che impedisce a una ragazza di parlare come tutti gli altri.
Recensione:
Ho atteso “Shino non sa dire il suo nome” influenzata dall’hype che i lettori mi hanno trasmesso. Reduci da “I fiori del male” mi hanno parlato di Shino come di una grande opera toccante e delicata.
Inutile dire quante aspettative nutrissi quindi per questo volume, mi aspettavo qualcosa di coinvolgente e struggente. Un mix tra Orange e A silente Voice.
Ecco, direi che non potevo essere più lontana dal vero.
Shino è una giovane ragazza che ogni giorno affronta la scuola come una tortura. Lei non parla, la sua incapacità di rivolgersi agli altri viene rappresentata da una espressione spaventata e da lacrime a profusione. Si isola, non tenta di spiegare il perchè del suo problema e alle spalle ha una famiglia inesistente.
Rappresenta quindi la peggior situazione possibile. Una adolescente in difficoltà, una prof che inizialmente (probabilmente perché la famiglia inesistente non ha avvisato la scuola) si sente addirittura presa in giro – e non riconosce una problematica piuttosto lampante – e un’amica che io non vorrei nemmeno regalata.
Devo essere sincera, se io balbetto e tu – amica – mi schiaffeggi perchè ti do fastidio…beh c’è davvero qualcosa che non va!
Non ho trovato niente di tutta la delicatezza e introspezione che mi aspettavo.
Parliamo dell’unica amica di Shino. Si fa fatica a ricordare il suo nome, è visivamente arrogante e decisamente insensibile (almeno inizialmente) al punto di scocciarsi e schiaffeggiare Shino perchè fastidiosa.
Il compagno che spunta a metà volume è quanto di più vago possa esserci in una storia. Arriva all’improvviso, fornisce informazioni contrastanti e poi finisce per destabilizzare quel poco di serenità della protagonista e rimescolare tutto.
Direte, ok da qui adesso la trama va avanti analizzando parecchi aspetti del problema di Shino….
No. Finisce tutto qui. E’ autoconclusivo e non ha una fine. Shino ammette di non saper dire il proprio nome, tutti ridono e lei resta esattamente come prima.
Non c’è un percorso di crescita, il tentativo di sensibilizzare il lettore fallisce perché porta – al contrario – a non sopportare nessuno dei protagonisti e in fin dei conti si va avanti fino all’ultima pagina chiedendosi “perché?”
Perché non parla? Balbuzie? Trauma? Incapacità di rapportarsi con gli altri? Dislessia?
Non possiamo saperlo, a meno che non leggiamo la postfazione dell’autore in cui dichiara che Shino, la protagonista, rappresenta lui e la sua balbuzie.
Ecco, direi che sarebbe dovuto partire da li e lasciare che la trama si svolgesse in modo più lineare e corposo.
Una delusione.
Le fiamme di Pompei
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