Trama:
Terra 1940 – Narnia 1014 “Come vorrei che potessi parlare, amico mio.” Shasta non poteva immaginare che rivolgendosi così a un cavallo, ne avrebbe avuto risposta. Ma Bri ha il dono della parola perché viene da Narnia, terra felice da cui è stato rapito e a cui vuole tornare. La stessa terra che Shasta desidera esplorare da sempre. Comincia così un viaggio fitto di insidie, avventure e nuovi amici, che sarà per loro una prova di cuore, coraggio e saggezza
Recensione:
“Il cavallo e il ragazzo” nato come quinto libro della serie di Narnia, fu spostato al terzo posto diventando una sorta di spin-off della serie quando l’editore decise di rivedere la cronologia della storia insieme al figliastro di Lewis.
In questo libro, infatti, ritroviamo i fratelli Pevensie, ormai cresciuti e sovrani dei regni di Narnia, ai margini della storia.
Tutto inizia a Calormen, dove un giovane ragazzo di nome Shasta, che vive di stenti e viene maltrattato dal presunto padre, incontra Bri, un cavallo parlante strappato in tenera età dalla sua terra d’origine.
Ciò che accomuna i due protagonisti è il rancore e l’insoddisfazione che derivano da una vita priva di affetti, agli ordini di uomini crudeli e incapaci di amare.
Essi decidono quindi di scappare insieme e dirigersi a nord verso Narnia, la terra che da sempre li attrae e li affascina.
Inizia così un’avventura durante la quale i due protagonisti vivranno svariate peripezie che li faranno crescere e permetteranno loro di creare un forte legame.
L’autore ci accompagna così nel viaggio che i due affrontano per raggiungere Narnia e lungo lo scorrere dei capitoli conosceremo altri due importanti personaggi: Aravis, una ragazza in fuga da casa per scampare all’obbligo di sposare un principe perfido e il suo fedele destriero, Uinni.
Insieme i quattro personaggi raggiungeranno la loro meta, arricchendosi man mano di esperienze e sentimenti per loro nuovi, spaventosi ma anche fondamentali per la propria crescita personale.
Ho trovato questo terzo volume piacevole e scorrevole, nonostante non ami i cambi di personaggio nel mezzo di una storia ormai già avviata.
Mi sono trovata inizialmente un po’ spaesata, il mio desiderio era di leggere la continuazione della storia precedente e della vita dei fratelli Pevensie dentro l’armadio e nella Londra della seconda guerra mondiale.
Non posso quindi negare la mia difficoltà iniziale.
Sebbene il libro sia ben fatto e lo stile narrativo di Lewis invariato, ho sentito la mancanza di quell’alone di magia che permeava il primo libro.
La scrittura è innegabilmente piacevole e scorrevole, nonostante a mio parere Lewis avrebbe potuto soffermarsi più a lungo sul finale, che mi è parso un po’ frettoloso. Questo però è un difetto che sto riscontrando anche in libri più moderni, sembra quasi che al termine del viaggio che il lettore compie all’interno del libro, l’autore abbia fretta di soddisfare le attese omettendo però aspetti che potrebbero solo arricchire la trama.
Come per quelli precedenti, non mancano riferimenti più o meno velati alla religione cristiana ma anche agli Dei, cosa che è possibile notare nelle prime pagine.
Posso quindi concludere consigliandovi il libro, sempre ben strutturato così come ci si aspetta dalla penna abile dell’autore, e raccomandandovi di non farvi fuorviare dai film della serie, spesso troppo distanti dalla vera storia.
Mirtilla Malcontenta
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