Trama:
Il Signore delle Nebbie con il suo esercito di amorphi ha assaltato la città di Ahina Sohul, capitale delle Terre di Nadesh, usurpato il potere del re e messo sul trono Pseudos, alleato delle forze del male. Quindici anni dopo, il custode Galdwin parte alla ricerca del giovane Bedwyr, vero erede al trono di Ahina Sohul, sopravvissuto al massacro della famiglia reale. Lo trova a Batilan, dove conosce anche Enys, una ragazza dal passato misterioso e dalle incredibili doti. Bedwyr ed Enys si uniranno ai rappresentanti delle cinque Razze libere: Uomini, Elfi, Lupi, Nani e Draghi. Insieme cercheranno di ritrovare le pagine perdute del Libro del Destino, il libro profetico in grado di rivelare a chi lo possiede le sorti della Terra di Nadesh…
Recensione:
Ho acquistato questo libro parecchi anni fa, se non ricordo male in occasione della sua prima pubblicazione, e devo ammettere che come spesso accade sono stata affascinata dalla sua copertina.
Amo il fantasy, amo i draghi e le fate tanto quanto gli elfi e le loro orecchie a punta.
Amo ancora di più questo genere quando a scriverlo è un italiana e se devo spendere soldoni per un libro appena uscito sono più motivata se con l’acquisto sostengo il Made in Italy.
Forte di queste convinzioni mi sono recata ai tempi in libreria e senza troppi pensieri ho portato a casa questo libro.
Vi mostro la copertina, che mi ha rapita perché a mio parere davvero bella.
Felice e più motivata che mai, inizio subito la lettura.
Ecco che sorgono i primi dubbi. La storia inizia in maniera piuttosto banale, ma in fin dei conti quando butti le basi di una storia (a maggior ragione se parte già come trilogia) devi spiegare al lettore dove si trova, chi incontrerà e quali saranno le grandi sfide dei protagonisti.
Insomma ci sta un inizio un po’ a rilento, suvvia non stiamo mica leggendo Tolkien in fin dei conti.
Quello che però non mi ha convinta andando avanti era il legame tra le varie storie, i protagonisti venivano forzatamente fatti incontrare, non avevano molto in comune ma era come se dovessero per forza cooperare perché la penna dell’autore lo imponeva.
Un po’ come se Allanon avesse deciso di lasciare le Quattro Terre per andare ad aiutare Frodo con l’anello e magari si fosse portato dietro anche Hodor. Ecco il mio livello di disagio.
Alla luce di questa confusione mi son fermata e mi sono chiesta una cosa che non avevo tenuto in considerazione al momento dell’acquisto. Chi è Elisa Rosso?
Elisa Rosso è, o meglio era ai tempi, una giovanissima scrittrice in erba che con “Il libro del destino” mette per la prima volta su carta le meraviglie che le passano per la testa.
Peccato però che, a mio modesto parere, non sia stata sottoposta a editing e controlli vari.
Non ho trovato dei grandi errori, di quelli che ti restano in mente per quanto sono eclatanti, ma non posso certo dire che sia scorrevole e dotato di filo logico.
Innanzitutto l’ambientazione è piuttosto misera, non si capisce molto bene dove si colloca questa contea (non è specificato se è paese o città) che ha un aspetto assolutamente medievale e che si suppone viva in pace data l’aria di festa che si respira ogni giorno.
Le persone che popolano questo libro sono tendenzialmente ottuse, retrograde e maschiliste.
E poi c’è Enys, la protagonista, forte e acculturata guerriera (ma non vivevano in pace?) che scopre casualmente nei primi capitoli di essere un elfo.
Ecco la prima cosa che stona nel libro. Enys è una bella e giovane ragazza dalle orecchie a punta, ha una grande cultura, è capace di affrontare ogni impresa e ha straordinari poteri che deve però nascondere per non essere accusata di stregoneria. Come è possibile che scopre di essere un elfo in età adolescenziale? Mai guardato uno specchio??
Ma andiamo avanti…
La sua forza va al di là dell’immaginabile, così come le sue abilità. E’ come se l’autrice avesse deciso di infilare Wonder Woman nel corpo di un adolescente.
Insomma, vince ma non convince questa protagonista. Ha un po’ troppa stoffa per essere all’inizio della storia e col tempo non fa che peggiorare. Io sbagliando paragono sempre ogni fantasy a Shannara.
Si, lo so che Elisa Rosso è giovanissima e con poca esperienza e che “provaci tu a scrivere una trilogia fantasy!”, però solitamente il personaggio principale, quello che deve affrontare una serie di difficoltà e prove per raggiungere l’obiettivo, non è il figo della situazione!
No cari lettori, il protagonista cresce lungo i capitoli e si riscopre capace di imprese straordinarie proprio verso la fine, proprio quando pensa “in barba a chi mi considerava un buono a nulla!”.
Io penso agli Ohmsford e a come erano lontani anni luce dalla figura degli eroi all’inizio dell’opera (si io la considero un opera!) di Shannara. Per non parlare dell’amico Bedwyr, una figura talmente strana, incompleta e poco caratterizzata da essere quasi interessante. Si diventa curiosi riguardo a un personaggio quando è così poco dettagliato da essere quasi astratto.
Questo è il secondo problema del libro (il primo ovviamente è e resta sempre la protagonista), nessuno viene caratterizzato.
I personaggi hanno tutti lo stesso carattere, lo stesso modo di parlare e di rivolgersi agli altri.
L’autrice non riesce a dare un taglio diverso a ogni personaggio e quindi si ritrova a dover nominare l’interlocutore in ogni frase per farci capire chi parla con chi.
La storia? Sono sincera, persa com’ero a mal sopportare la protagonista e a chiedermi in realtà come sono gli altri personaggi, non sono riuscita a seguirla bene.
Ovvio, succede quando un libro non prende. Non c’è niente da fare, amare la scrittura e saper scrivere sono due cose nettamente differenti.
Ed è bene ricordarlo quando si fa uscire in libreria a poco meno di 20 euro un lavoro che non si capisce come abbia fatto ad essere pubblicato.
Insomma, ma anche no!
La prossima volta, prima di acquistare un libro leggo l’estratto su amazon, così non mi viene una sincope quando penso ai soldi spesi per una bozza letteraria. Perché in fin dei conti io ho ancora l’assurda speranza che abbiano pubblicato per sbaglio la bozza.
Mirtilla Malcontenta (questa volta più che mai!)
Una risposta.
La copertina di un libro è come il trailer di un film 🙂