INCONTRO CON I GIALLISTI SELLERIO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO – 21/05/2017
Veder riuniti, allo stesso tavolo, alcuni tra i maggiori giallisti italiani contemporanei, è un evento raro e imperdibile. Se poi sono anche simpatici, come in questo caso, il divertimento è assicurato.
“Mi hanno chiesto di evitare che questo incontro sembri una gita scolastica, quindi faremo in modo che sembri una gita scolastica”, introduce così Antonio D’Orrico, moderatore per l’occasione al Salone Internazionale del Libro di Torino, i sei autori che hanno contribuito alla decima raccolta di gialli firmata Sellerio, intitolata Viaggiare in giallo: Marco Malvaldi, Francesco Recami, Alicia Gimenez-Bartlett, Alessandro Robecchi, Gaetano Savatteri e Antonio Manzini. I flash si sprecano, gli applausi impazzano, se non è proprio una gita scolastica si avvicina quantomeno a un concerto.
Il tema centrale è, ovviamente, la serialità, l’efficace metodo di scrittura in successione, o a episodi, che rende immediatamente riconducibili gli autori ai loro alter ego. Secondo Francesco Recami essa è “rassicurante, fa parte della natura umana”, come mangiare, bere e fare l’amore, ma ha l’inevitabile rischio di poter annoiare lo scrittore e di rendere il personaggio più famoso di colui che l’ha inventato: tutti sanno chi sia Maigret, quanti possono dire lo stesso di Georges Simenon? “Dobbiamo essere annoiati da noi stessi per annoiarci dei nostri personaggi” ribatte Savatteri. La soluzione ideale, secondo l’autore fiorentino, sarebbe il “seriale antologico”, in cui cambino di volta in volta i personaggi, una novità rispetto al passato ma ancora poco utilizzato in Italia.
Un clima molto disteso, fatto di battute e aneddoti personali, la complicità tra gli scrittori è palpabile, le risate continue.
Malvaldi, ironizzando sul fatto di aver inserito, in un suo libro, lo stesso indizio tecnologico usato dal norvegese Jo Nesbo – “Sentirò i suoi avvocati per i diritti” –, dice che “l’avanzamento tecnologico aiuta sia chi investiga che chi commette i crimini, mentre spesso, nei gialli, si parla solo di come aiuti chi indaga: io vorrei metterlo anche nella criminalità”.
La parola va alla spagnola Alicia Gimenez-Bartlett, unica donna e unica straniera dell’incontro, alla quale D’Orrico chiede spiegazioni sulla centralità della famiglia e delle relazioni nei suoi testi: “È terribile – dice –, la famiglia è una protezione ma sa tutto di te, in famiglia non sappiamo mai cosa succede”.
Sempre con lei si passa, poi, al rapporto degli autori con i propri personaggi: “Per me Petra è una barriera contro il mondo, mi protegge dalla realtà”, Robecchi, invece, che ambienta il suo racconto “nell’interland milanese chiamato Brianza”, dove “hic sunt capannones”, si sente responsabile della vita affettiva del suo personaggio, mentre Malvaldi vorrebbe più semplicemente essere il Commissario Montalbano.
Manzini è l’ultimo a intervenire: “Il mio rapporto con il giallo? Finchè mi diverte lo racconto, quando mi verrà a noia… lo continuerò a raccontare!”. È giunta l’ora di lasciare spazio all’incontro successivo, in molti attendono Saviano e la sala va svuotata velocemente.
Prendendo spunto da un omaggio di Robecchi a Gadda, D’Orrico saluta, quindi, con una provocazione: “Secondo me qualcuno dovrebbe trovare la soluzione del Pasticciaccio di Gadda, un giallo rimasto incompiuto”. Noi ce ne andiamo, sperando che qualcuno di loro accetti la sfida.
I preferiti:
Malvaldi: Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi Di Lampedusa Recami: Le gomme di Alain Robbe-Grillet Bartlett: La regenta di Leopoldo Alas Robecchi: Furore di John Steinbeck Savatteri: La danza immobile di Daniel Scorza Manzini: La montagna incantata di Thomas Mann |
MargheBia
Le fiamme di Pompei
Una risposta.
Bel momento, i nostri giallisti non hanno da invidiare nulla a nessuno, annovero tra questi anche la Bartlett perchè anche se non è italiana fa ormai parte della grande famiglia Sellerio, grazie di avercelo raccontato