Oggi condividiamo un nuovo estratto della tanto apprezzata scrittrice Made in Italy Agnes Moon.
Siamo sempre più felici di poter contare su autrici italiane disponibili e cordiali come Agnes Moon, ci fanno apprezzare ancora di più la lettura nostrana.
Abbiamo avuto l’opportunità di condividere gli estratti della serie “I lupi di Stockton Town” ed ora possiamo leggere una piccola parte del suo nuovo libro “L’acrobata” primo libro della serie “Legami di sangue” disponibile su amazon in formato ebook a un prezzo davvero piccolo.
Eccolo:
L’Acrobata (Legami di sangue #1)
«Ripeto» feci paziente, come se parlassi a un bambino disubbidiente e leggermente lento di comprendonio. «Trovato niente di interessante?»
«Sì. Un arrogante pallone gonfiato!» fu l’immediata risposta, accompagnata da un calcio all’inguine che mi fece piegare in due dal dolore e allentare momentaneamente la presa sul suo braccio.
L’uomo ne approfittò immediatamente e scattò verso la porta di ingresso, si muoveva fulmineo, scansando i mobili nonostante l’oscurità che ancora imperversava nel salone. Un vero uomo-gatto, pensai, cercando di riprendere fiato e massaggiandomi le mie povere palle bistrattate.
Lo raggiunsi in un secondo e questa volta lo afferrai per il collo, stringendo leggermente e sollevandolo sulla punta dei piedi fino a spezzargli il fiato. Lo sovrastavo di quasi venti centimetri e vidi la disperazione aleggiare nei suoi occhi; mi dispiacque un po’ per lui… ma non tanto. Doveva capire chi comandasse e il fatto che avessi la sua vita – letteralmente – tra le mani, mi sembrava un modo come un altro per farglielo entrare in quella testa da ladro che si ritrovava.
Non era uno stupido, si immobilizzò all’istante, rilassando braccia e corpo, cercando faticosamente di far passare l’aria attraverso la gola ostruita. Non combatteva, né si divincolava. Probabilmente risparmiava le forze per un momento più propizio, ma dai suoi occhi compresi che temeva di essere ucciso. Non lo biasimavo, chissà cosa aveva sentito dire su di me.
Strinsi un altro pochino e quando vidi che le labbra cominciavano a diventare leggermente cianotiche, decisi che fosse abbastanza. Lo mollai all’improvviso e lui cadde a terra rantolando; le sue mani corsero subito alla gola, come per saggiarne i danni. Gli concessi qualche secondo per riprendere fiato; percepivo il suo respiro rasposo e laborioso farsi strada faticosamente, e quando vidi i segni che avevo lasciato sul quel collo esile, mi chiesi se magari non avessi esagerato. Lo sforzo di respirare e il battito del cuore accelerato avevano fatto gonfiare deliziosamente la giugulare e dovetti fare forza su me stesso per trattenermi…
«Togliti il cappuccio!» ordinai, improvvisamente curioso di vedere il suo volto.
«Fottiti!» La sua voce, resa più roca dal danno alla gola, arrivò dritta al mio uccello, rendendomi ancora una volta dolorosamente duro.
«Non voglio ripeterlo un’altra volta. Togliti. Quel. Cappuccio.»
«Vai. A. Farti. Fottere.» Rispose lui, sollevando lo sguardo infuriato e tentando di rimettersi in piedi.
Lo spinsi giù, in ginocchio davanti a me. Esattamente dove era il suo posto… una vocina maligna disse nel mio cervello. Con uno strattone gli tolsi quel maledetto cappuccio e finalmente lo potei guardare in viso.
Per un attimo rimasi senza fiato. Era appena un ragazzo. Non avrà avuto più di venti, venticinque anni al massimo ed era… stupendo!
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Mirtilla Malcontenta
Le fiamme di Pompei sostiene il Made in Italy ed è disponibile per recensioni, anteprime, pubblicazione estratti e interviste.
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