Lorenzo Marone presenta “Magari domani resto” edito da Feltrinelli
La nostra MargheBia ha partecipato alla presentazione del libro “Magari domani resto” di Lorenzo Marone e ci racconta le sue impressioni.
Ecco cosa ne pensa:
Lorenzo Marone si fa strada tra le decine di fans venuti ad accoglierlo nella libreria Namastè con un sorriso timido e forse un po’ stanco. Sono le ventuno di giovedì sera e lui è in pieno tour promozionale per l’Italia dall’uscita, il 9 febbraio scorso, del suo ultimo romanzo “Magari domani resto” edito da Feltrinelli, che per la prima volta ha accostato il famoso marchio a un suo libro, innalzando lo scrittore nella cerchia dei big.
In molti sono venuti ad ascoltarlo, le sedie non bastano, si aggiungono panche improvvisate e qualcuno si siede per terra, tanti restano in piedi, l’atmosfera è più quella di una rimpatriata tra amici e le risate non mancano; le libraie, Elisa e Francesca, lo conoscono da tempo e per lui è il terzo incontro a Tortona.
Si inizia inevitabilmente parlando di Napoli, la vera protagonista della storia, la Napoli popolare, quella dei Quartieri Spagnoli, fatta di odori, grida, Pino Daniele in sottofondo – “Qui lo conoscete” -, panni stesi e motorini, in cui Luce, classica femmena napoletana un po’ incazzata ma onesta, combatte ogni giorno per non farsi schiacciare. Marone, dopo due romanzi ambientati nel quartiere a lui familiare del Vomero, racconta l’altra faccia di Napoli, quella più povera e “disgraziata”, riuscendo a tirarne fuori positività e ottimismo.
Quando gli viene chiesto se, dopo il “vecchiaccio” Cesare e il quarantenne Erri, il passaggio a una protagonista di genere femminile sia stato complicato, risponde di essere cresciuto tra donne e di aver incontrato tante Luce nella sua vita, inglobandole dentro di sé. La sua spiccata sensibilità, insolita per un uomo, gli ha permesso di immedesimarsi facilmente nel personaggio ed è riuscita a conquistare le lettrici con un’empatia rara.
L’importanza dei personaggi secondari è una caratteristica tipica dei suoi libri e anche in “Magari domani resto” il carosello di identità che si incrociano è fondamentale alla buona riuscita del racconto: “E’ quasi una saga familiare – lui dice – se non fosse che la maggior parte di loro non è neanche imparentata”.
I rapporti non sono per nulla stereotipati ma, anzi, molto reali e sinceri, sono loro la vera forza dei suoi testi: “credo più nei personaggi che nella storia” ammette.
Le domande sono piacevolmente inframmezzate da paragrafi letti direttamente dall’autore che, con la sua parlata tipica napoletana, ricorda le frasi più significative della libro, intriso di vocaboli dialettali quasi impronunciabili per noi comuni padani, come stizzichea (pioggerella) o scuorno (vergogna), ma che invece, usciti dalla sua bocca, incantano e divertono. Perché Marone è anche simpatico. Uscito dal guscio della timidezza iniziale, scherza, ride, fa battute, ma soprattutto dialoga con i lettori venuti a conoscerlo, senza arroganza, con un’umiltà difficile da trovare quando si tratta di persone note.
Dice che non potrebbe vivere in nessun altro posto, che senza Napoli non sarebbe riuscito a scrivere i romanzi che l’hanno portato al successo, perché “Napoli ti dà tutti gli ingredienti, basta saperli miscelare”. Lui, infatti, è uno che resta, come recita il titolo del libro, è uno di quelli che ha deciso di curare ciò che ha senza darsi a troppo facili fughe perché, per stare bene, come dice Don Vittorio, “Bisogna cambiare d’animo, non di cielo”. Invita quindi a non fossilizzarsi sulle abitudini, perché possono frenare le nostre personalità, ma anche a non rifuggirle, perché danno sicurezza e aiutano a non avere paura “Essere abitudinari non è così da sfigati. I bambini sono abitudinari. E i cani. Il meglio che c’è in giro…”.
Proprio i cani sono una sua passione: la bassotta Greta gli ha dato l’ispirazione per il cane superiore Alleria, perché, secondo lui, spesso gli animali sono meglio di molti umani. “Si vede che sò canuto eh?”. La spontaneità è l’arma vincente di Lorenzo Marone, che con semplicità racconta storie di vita quotidiana e ci pone quesiti che scuotono l’anima nel profondo. È come se dicesse cose che tutti sappiamo ma che non vogliamo esternare, è un po’ uno scrittore psicologo, e i suoi libri sono un’ottima terapia.
“…che non bisogna farsi vincere dalla paura, altrimenti int’a vita nun se combina mai niente: E oggi ti dico, vi dico: non partite solo per fuggire, e non restate solo perché non avete il coraggio di prendere nuove strade. Siate sempre aperti ai cambiamenti, scegliete un obiettivo e puntatelo, però sappiate cha se pò sempr’ fallì, che ca nisciuno è perfetto. E non smettete mai di essere curiosi, pecché ‘a curiosità è ‘na forma ‘e coraggio”.
MargheBia per Le fiamme di Pompei
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