“Mi girai verso Jamie, in preda a un panico improvviso. «Non posso sposarti! Non so nemmeno come ti chiami di cognome!» Mi guardò, sollevando un sopracciglio rossiccio. «Oh. Fraser. James Alexander Malcolm MacKenzie Fraser.» Pronunciò ciascun nome in tono formale, scandendolo lentamente. Completamente nel pallone, replicai «Claire Elizabeth Beauchamp» e gli tesi la mano come un’idiota.
«Un patto di sangue? E che cosa significano le parole?» Jamie mi prese la mano destra e rimboccò delicatamente l’ultimo lembo della fasciatura improvvisata. «Fa più o meno rima, quando la recitiamo in inglese. Dice: Tu sei Sangue del mio Sangue, e Ossa delle mie Ossa. Ti dono il mio Corpo,così saremo una sola Cosa. Ti dono il mio Spirito,finché l’Anima nostra non sarà resa.”
“Non aver paura,” mi sussurrò tra i capelli. “Adesso siamo in due”.
“È veramente molto tardi”, dissi, alzandomi a mia volta. “Forse dovremmo andare a letto.” “D’accordo”, fece lui, strofinandosi la nuca. “A letto? O a dormire?” Alzò un sopracciglio interrogativo, con aria malandrina. In verità, mi sentivo talmente a mio agio, insieme a lui, che mi ero quasi dimenticata del perché eravamo li. Alle sue parole venni immediatamente colta da un panico cieco. “Be’ ….” mormorai poco convinta.
“È un colore così banale, il castano: l’ho sempre pensato», affermai in tono pratico, cercando di prendere tempo. Continuavo ad avere quella strana sensazione di vertigine. Jamie scosse la testa, sempre sorridendo. «No, non direi, Sassenach. Non è affatto banale.» Sollevò la massa dei miei capelli e l’aprì a ventaglio con le dita. «È come l’acqua di un ruscello, quando si increspa sopra i sassi. Scura nei punti profondi, con riflessi d’argento in superficie, dove il sole la fa brillare.”
“Dunque mi hai sposata”, lo punzecchiai, “per evitare di cadere nel peccato? ” “Aye. E’ proprio a questo che serve, il matrimonio: rende un sacramento cose che altrimenti dovresti confessare al prete”
“«Giuro sulla croce del mio Signore Gesù, e sul sacro ferro che ho in mano, di renderti omaggio e fedeltà. Se mai la mia mano dovesse alzarsi in ribellione o in collera contro di te, io chiedo che questo sacro ferro possa trafiggermi il cuore.» Baciò il pugnale nel punto di congiunzione tra la lama e l’elsa, e me lo riconsegnò.«Non faccio mai minacce a vuoto, Sassenach», dichiarò, alzando un sopracciglio, «e non presto giuramenti con leggerezza. E, adesso, dici che possiamo andare a letto?»”
“«Ti voglio, Claire», disse con voce soffocata. Tacque un attimo, come incerto sulle parole da scegliere. «Ti voglio così tanto… che quasi nonriesco a respirare. Tu…» Deglutì, poi si schiarì la gola. «Tu mi vuoi?» Ormai avevo recuperato la voce: pur cigolante e malferma, funzionava ancora. «Sì», risposi, «Sì, ti voglio.»”
Nessuna risposta.