Recensione “Cell” di Stephen King
Trama:
Boston, primo ottobre. Tutto va bene. È un luminoso pomeriggio di sole, la gente passeggia nel parco, gli aerei atterrano quasi in orario. Per Clayton Riddell è il più bel giorno della sua vita. In quel preciso istante, il mondo finisce. A milioni, quelli che hanno un cellulare all’orecchio impazziscono improvvisamente, regredendo allo stadio di belve feroci. In un attimo, un misterioso impulso irradiato attraverso gli apparecchi distrugge il cervello, azzerando la mente, la personalità, migliaia di anni di evoluzione. In poche ore, la civiltà è annientata, l’homo sapiens non è mai esistito, lasciando al suo posto un branco di sanguinari subumani privi della parola. Ma questo è solo l’inizio.
Recensione:
Cell è un romanzo che rientra al 100% nel genere horror. Un genere che non affrontavo da parecchio e che, con questo libro, mi ha ricordato perché lo avessi accantonato.
L’ultimo libro horror apparso sul mio comodino è stato (due anni fa) L’incubo di Hill House, e mi aveva lasciato come compagna notturna una angosciante serie di incubi.
Cell non è stato da meno, la lettura per me è stata impegnativa perché da subito ho avuto difficoltà a dormire.
E’ insolito che un libro di King inizi dai primi capitoli con una serie fitta di avvenimenti, ma non si può negare che questo sia un romanzo davvero insolito per l’autore.
Lui che non ama essere definito un autore horror, ha prodotto qualcosa a mio parere di davvero terrificante.
King non da tregua, inizia subito con l’avvenimento che fa da fulcro per la storia e spaventa il lettore con quello che potremmo descrivere come una “apocalisse telepazzi”.
Siamo a Boston e in un calmo pomeriggio autunnale, improvvisamente, un segnale passa dai cellulari al cervello dei proprietari resettandoli.
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Improvvisamente le persone impazziscono, aggrediscono i passanti mordendoli e divorandoli per saziare una ancestrale fame cannibale.
Solo chi non possiede il telefono o non aveva il dispositivo all’orecchio si è salvato, ma quanti saranno?
Inizia così per Clay e Tom – i due protagonisti – la corsa contro il tempo per allontanarsi dalla città e scappare da quella che sembra a tutti gli effetti l’inizio della conquista del mondo da parte degli zombie.
Nulla di diverso quindi da qualsiasi libro sugli zombi, direte.
Invece no, perchè questi psycozombie sono telepatici, apprendono e fanno branco. Hanno un loro linguaggio e man mano che i gruppi diventano più popolosi, aumenta anche la loro capacità di assimilazione di nuove abilità e si uniscono come se ci fosse una sola mente condivisa in migliaia di corpi.
Nulla di più pericoloso di una specie orrida, contagiosa e intelligente.
Io non amo gli zombie, quando sento parlare di questa “specie” sento puzza di carne putrida. Deve essere una sorta di allarme interno, la paura mi fa sentire l’odore di quello che temo.
Non ho mai visto The walking Dead proprio per la mia intolleranza al tema e quando ho deciso di leggere Cell sapevo che la mia sarebbe stata una partita persa in partenza.
Ci sono alcune paure che devi solo accettare.
Il mio terrore per una potenziale apocalisse zombie è paralizzante e assolutamente inguaribile.
Quello che più mi inquieta è l’incertezza della qualità della vita in una situazione simile, la possibilità che non ci sia una cura e che non ci sia una fine. E’ davvero destabilizzante.
Come è destabilizzante questo libro, incalzante e terrificante.
Non posso dire di averlo apprezzato, è ben scritto ovviamente ma la storia è per me mentalmente troppo claustrofobica.
Non ci sono grandi ambientazioni, sappiamo che i protagonisti devono spostarsi velocemente per non essere assimilati dalla nuova specie e che per farlo hanno bisogno di nascondigli e molte armi. Nel corso della storia incontriamo vari personaggi secondari che aiuteranno i principali a portare a compimento la loro missione, ma nessuno resta davvero impresso nella mente del lettore.
Lo stile di scrittura è indiscutibilmente adatto al genere, la scelta di alcune parole, di alcune descrizioni è terribilmente consona alla storia.
“Ci furono grida di panico e di dolore e altre farneticazioni come quelle di prima: ora le riconosceva per ciò che erano, lo scarabocchio con cui si firma la follia”.
Non rientra decisamente nella top 10 dei libri letti quest’anno.
Consiglio la lettura solo a chi ha uno stomaco molto forte ed è un grande amante dell’horror. Per tutti gli altri, potete continuare ad amare King anche senza leggere Cell.
Tempo di lettura: 2 giorni
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