Recensione Einaudi “Noah” di Sebastian Fitzek
Trama:
Non sa come si chiama, né da dove viene. Non ha casa, soldi, memoria. Non gli restano che una ferita d’arma da fuoco a una spalla e un nome tatuato sul palmo della mano: Noah. Febbraio, Berlino. Insieme a Oscar, Noah fa la coda fuori da un asilo per senzatetto.
Ma non sa se il suo nome sia davvero Noah, né se lui sia davvero un barbone. Sa di parlare tedesco con un accento strano, e che Oscar – senzatetto vero, fissato con la numerologia e le cospirazioni – l’ha trovato agonizzante vicino a dei binari. Ma come recuperare la memoria? Come capire chi è e perché qualcuno ha tentato di ucciderlo? Se Noah potesse prevedere il vortice di eventi in cui lo trascinerà la ricerca del passato, forse rimarrebbe in quella coda.
Ma l’istinto – il suo istinto di soldato addestrato, forse di killer – lo spinge ad andare avanti; e nella caccia adrenalinica alla verità Noah scoprirà che a rischiare di morire, insieme a lui, sono milioni di persone in tutto il mondo. Best seller in Germania, tradotto in ventinove lingue Noah è uno dei rari libri capaci di unire una trama mozzafiato a una riflessione, profonda e inquietante, sul nostro futuro. ***
«Fitzek si deve ormai annoverare tra i grandissimi del suo genere».
«Focus»
Recensione:
Avevo letto solo due libri di quest’autore, il primo l’ho letto in dodici ore, il secondo mi era piaciuto un po’ meno, ma nessuno dei due può essere paragonato a questo.
Noah è un uomo che non sa chi è, non ha memoria del suo passato, sa solo di essere stato sparato ad una spalla ed è stato guarito da un senzatetto che lo ha chiamato Noah poiché ha questo nome tatuato sulla mano. Durante una fredda notte, coprendosi con un giornale, vede pubblicata la foto di un quadro di cui si cerca l’autore che scatena in lui dei flashback, chiama il numero sul giornale per dire che probabilmente è lui ad aver dipinto quel quadro, e quando dice il suo nome gli viene prenotata una camera d’hotel, dove lui e il suo amico vengono raggiunti da dei killer. È una caccia alla sua storia, farà di tutto per ritrovare la sua memoria e capire chi è, e a quanto pare è tutto collegato ad una misteriosa influenza, chiamata filippina, estremamente letale.
È un romanzo avvincente, ti tiene letteralmente incollato alle pagine, più vai avanti e più vuoi sapere cosa succederà, inoltre l’autore è bravissimo a mischiare le carte in tavola: quando sembra che il protagonista ha scoperto chi è, all’improvviso cambia tutto e non è più ciò che sembrava. Anche se il libro si svolge in poche ore, sembra molto di più e questo rende la trama ancora più frenetica.
Il tema affrontato lo trovo estremamente attuale e interessante, ed è stato anche molto interessante leggere il suo commento a fine libro, le sue idee, ciò che realmente pensa riguardo questo problema così serio. Oltre ad essere un libro da leggere per puro sfizio e per passatempo, è anche un libro che fa riflettere. Fitzek mi aveva già colpita con “Il Sonnambulo”, ma questo libro mi ha convinta ancora di più della sua bravura. Lo consiglio assolutamente a tutti.
Potete trovare il libro qui:
Le fiamme di Pompei
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