Recensione Einaudi “Sangue e Neve” di Jo Nesbo
«Mi sentivo come se fossi seduto a un tavolo da poker insieme a quattro giocatori che non sapevano perdere, armati di tutto punto e diffidenti per natura. E mi erano stati appena serviti quattro assi. A volte le belle notizie sono talmente belle da essere brutte».
Trama:
Negato come rapinatore di banche perché incasina le fughe. Negato come pappone perché si affeziona alle prostitute. Negato come pusher o esattore di crediti perché non sa tenere i conti. Nel giro della mala, l’unica cosa che Olav è capace di fare è il liquidatore, il killer. Ma quando Daniel Hoffmann, il boss della droga di Oslo, gli ordina di uccidere sua moglie perché lo tradisce, persino lui capisce di essere finito in un mare di guai. Se poi, anziché uccidere la donna, Olav se ne innamora, è chiaro che il mare è destinato a diventare un oceano. Ormai braccato, gli resta una sola speranza: liquidare Hoffmann prima che Hoffmann liquidi lui, magari chiedendo aiuto al suo peggior nemico. Auguri.
Recensione:
Questo è il primo libro di Jo Nesbø che leggo, non mi ha mai attirato come autore.
A casa ho oltre 30 libri da leggere, e quando sono indecisa vado su internet su un generatore di numeri random e il primo numero che mi esce sarà quello del libro corrispondente alla mia lista. Ed ecco che ho letto “Sangue e neve”.
Pensavo fosse un libro pesante, invece mi ha piacevolmente sorpreso. Parla di un uomo, Olav, che fa parte della malavita, e il suo capo dopo aver provato – senza successo – a fargli fare lo spacciatore (problemi con la matematica) e poi il protettore (cuore troppo tenero con le donne), trova il lavoro giusto per lui: il killer. È bravo e discreto, e lo chiama ogni volta che ha bisogno di un’eliminazione, almeno finché non gli chiede di uccidere sua moglie in quanto è sicuro che lo tradisca, ma Olav non solo sa che è pericoloso, ma si prende anche una cotta per la bella moglie di Hoffman. Quindi decide di cambiare bersaglio, ma sbaglia l’uccisione e sa che l’unico modo per salvarsi è uccidere Hoffman.
È stato scorrevole, una lettura abbastanza leggera a dir la verità, forse perché sono abituata a dei thriller più “corposi” con molti più colpi di scena. È anche piccolino come libro, meno di 150 pagine, quindi si termina in poco tempo. Inoltre mi è piaciuto molto il finale, non è assolutamente scontato e mi ha anche intenerita. Lo consiglio per chi vuole una lettura piacevole e non troppo impegnativa.
Le fiamme di Pompei
Potete trovare il libro qui:
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