Recensione “Il silenzio” di Don DeLillo edito Einaudi
Trama
Il silenzio: All’improvviso, non annunciato, misterioso: il silenzio. La tecnologia digitale ammutolisce. Internet tace. Tutti gli schermi diventano neri. Don DeLillo ha disegnato la mappa per muoversi in questa nostra nuova era oscura.
Recensione
Don DeLillo, scrittore americano figlio di italiani immigrati in America nel secondo dopoguerra, è considerato uno dei più importanti e geniali autori contemporanei.
Con alle spalle tutto il ‘900, DeLillo riesce a produrre una fitta serie di opere letterarie introspettive e di accusa contro l’americano medio che lo portano direttamente nell’olimpo dei migliori autori al mondo.
DeLillo però non è un autore semplice, ha una prosa complessa e sembra quasi che – quando scrive – parli con sé stesso più che con il lettore. Diventa quindi difficile per molti entrare in sintonia con lui e comprendere quello che vuole comunicare.
Molte opere sono famose per la difficoltà di comprensione e Il silenzio non è da meno.
In questo libro in particolare, il tema è uno di quelli più sfruttati ultimamente: il crollo della tecnologia e quindi il silenzio.
Protagonisti del racconto breve sono alcuni americani borghesi che hanno appuntamento per ritrovarsi a casa di amici comuni per vedere insieme il Super Bowl. Quando la tecnologia implode e tutto è silenzio loro iniziano a parlare senza ascoltarsi a vicenda, come se dovessero riempire un vuoto lasciato dai dispositivi non funzionanti. I computer, i telefoni, i televisori sono solo delle scatole spente e inutilizzabili. I discorsi si fanno affannosi e sconclusionati. Ognuno inizia a pensare a modo suo a uno scenario apocalittico e lanciano idee assurde nell’aria sapendo che nessuno le raccoglierà perché tutti sono presi da una febbrile voglia di esternare pensieri sconnessi come se fossero perle di rara saggezza. Il più giovane di tutti, Martin, è al limite della follia. Parla citando frasi di Einstein e ripete a se stesso – guardando i suoi amici – che sicuramente è tutto frutto di un attacco terroristico. Altri ancora pensano alle loro vite passate e future e divagano fino ad arrivare a discorsi così utopici dai quali nemmeno loro sanno più come uscirne.
Attacchi informatici, intrusioni digitali, aggressioni biologiche. Antrace, vaiolo, agenti patogeni. I morti e i menomati. Morte per fame, pestilenze, cos’altro?
Reti elettriche che collassano. Le nostre preoccupazioni personali che sprofondano nella supremazia quantistica.
Il Silenzio di Don DeLillo è un mini volume dai grandi quesiti
L’aspetto che più inquieta di tutto questo è che tutti parlano ma nessuno ascolta. Questo può voler dire al lettore due cose molto diverse tra loro: non parliamo perché la tecnologia lo fa per noi e quando questa muore le parole escono come fiumi in piena, incontrollabili e a volte insensate. Oppure l’assenza dello strumento che accompagna le nostre vite h24 è così destabilizzante che non riusciamo più a ragionare seguendo dei criteri logici.
Entrambi i casi sono preoccupanti quanto realistici.
C’è una poesia sulla quale Tessa vorrebbe lavorare, domani, dopodomani, quando sarà completamente sveglia, seduta alla sua scrivania di casa; il primo verso continua a rimbalzarle nella mente da un po’.
In un vuoto barcollante.
C’è un aspetto profetico in questo racconto che è un po’ il marchio di fabbrica di DeLillo. Se lo conoscete o avete recuperato online qualche informazione su di lui potrete capire come spesso lui preveda blackout e disastri prima che accadano, magari non nella stessa forma ma molto vicini alla sua idea. Quello che sicuramente cerca di farci capire è che non importa quanto andremo avanti, prima o poi ci fermeremo e torneremo indietro. Indietro a quando l’uomo non dipendeva dalla tecnologia per vivere ma la sfruttava per migliorarsi. Come Martin spesso cita nel libro, Einstein stesso aveva profetizzato in passato che l’uomo sarebbe andato avanti incredibilmente per poi tornare inesorabilmente al punto di partenza.
Quando ad Einstein chiesero come si sarebbe svolta la terza guerra mondiale, lui rispose: “Non conosco le armi della terza guerra mondiale, ma solo quelle della quarta: sassi e bastoni.”
In un romanzo breve che non ha una spiegazione razionale, non ha un inizio e nemmeno una fine, troviamo la spiegazione più semplice a ciò che tutti noi spesso ci chiediamo: sono dipendente dalla tecnologia? Cosa ne sarebbe della mia vita se di colpo tutti i dispositivi elettronici si disattivassero?
Fatevi questa domanda e se proprio ne avete il coraggio, datevi una risposta onesta.
Edizione Einaudi rilegata, di dimensione pocket, davvero bellissima. La copertina è semplice e di effetto e come sempre la qualità della carta e della rilegatura supera ogni standard.
Libro consigliato a chi riesce a leggere un centinaio di pagine deliranti, senza capo ne coda ma con un messaggio ben definito.
Tempo di lettura del libro: 2 pomeriggi
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Cosa ho ascoltato durante la lettura:
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