Trama:
Frank è un diciassettenne orfano di madre che vive su una minuscola isola della Scozia – che non ha mai abbandonato – con il padre, un ex hippy con la fissa della scienza, dedito a strani esperimenti in una misteriosa stanza della casa. Ha un fratello divenuto pazzo dopo un incidente in un ospedale, Eric, un piromane che dà fuoco ai cani, e un amico, Jamie, un nano con cui trascorre le notti al pub, ubriacandosi per rendere interessante una vita assolutamente priva d’interessi. Frank ha un’intelligenza perfida, capace di nascondere la sua perversa attitudine: uccidere bambini innocenti – come il fratellino Paul e i due cugini, Blyth e Esmeralda – nonché piccoli animali, come vespe o conigli, con la sua Fabbrica degli orrori. Egli segue sempre dei riti personali, frutto di una religione primitiva, fatta di simboli e feticci, di luoghi addobbati come templi e santuari. C’è però un terribile segreto che sarà svelato e che gli permetterà di vedere chiaro sulla sua esistenza, sempre confusa e segnata da episodi strani e inspiegabili.
Recensione La fabbrica degli orrori
Chiamato anche La fabbrica delle vespe, La fabbrica degli orrori è il libro che ha portato Iain Banks al successo. Publicato quando aveva 30 anni, questo volume racchiude tutto ciò che c’è da sapere sullo stile di scrittura dell’autore.
Banks, se avete letto il mio articolo lo sapete sicuramente, è un affermato scrittore scozzese apprezzato dalla critica su più generi letterari. La sua produzione tocca la fantascienza, il fantastico, l’horror, il grottesco e il thriller.
E’ proprio La fabbrica degli orrori, tra tutte le sue opere, a farlo passare da aspirante scrittore ad autore a tempo pieno. Dopo vari lavori e viaggi in giro per il mondo, Banks inizia la sua carriera scrivendo la storia più sconvolgente e terrificante che potrete mai leggere.
Immaginate: avete diciassette anni e avete già perso vostra madre. Vivete su un’isola scozzese con un padre hippy che si diletta con la scienza e una vita, davanti a voi, priva di qualsiasi significato. Sentite di essere sbagliati, di vivere nel posto sbagliato e con le persone sbagliate. C’è un forte senso di smarrimento dentro di voi, non sapete come sfogare la frustrazione e, in fondo, vorreste solo essere capiti. Vostro fratello è matto, ha avuto un incidente in ospedale dal quale non si è più ripreso e questo, in qualche modo, ricade su tutta la famiglia. Ora immaginate di essere molto, molto intelligenti e di usare questo dono per fare del male. L’intelligenza può essere una benedizione o uno strumento mortale e voi decidete di sfruttarlo nel peggiore dei modi, dando sfogo alla rabbia con delle perverse uccisioni.
Provate ad immaginare di avere qualcosa che ribolle dentro, siete perennemente in ansia e insoddisfatti, siete rancorosi e pensate che la vita, con la sua perfida ironia, riservi per voi solo sofferenza e brutture. Cosa potete fare per vendicarvi?
Beh, se siete in una spirale di sofferenza dalla quale non riuscite a riemergere c’è, molto probabilmente, davanti a voi solo un baratro ancora più profondo e oscuro.
Questo baratro si traduce, per il protagonista, nell’uccisione di bambini innocenti. E’ già abbastanza assurdo dover abbinare la parola innocenti a bambini, ma va sottolineato qui perché Frank, così si chiama lo sventurato ragazzo protagonista del libro, potrebbe farci pensare che quei bambini in qualche modo abbiano messo a dura prova i suoi nervi già fragili. E invece le sue vittime sono completamente innocenti, sono anime sfortunate che si sono trovate a passare davanti agli occhi di Frank.
E non c’è modo di sfuggire alla sua follia, lo sa bene lui che vorrebbe, ma non può, mettere a freno la sua mente e uscire dall’oscuro labirinto di perversione in cui la vita lo ha infilato.
Non c’è modo di scappare, Frank vi trova e vi travolge.
E voi, quando iniziare a leggere La fabbrica degli orrori, dovete essere coscienti di entrare non in una storia ma nella mente di una persona che si è persa, che non riesce più a trovare l’uscita dalla sua spirale di follia. C’è un motivo per cui Frank è così e, a mio parere, non lo capirete fino alla fine.
Non è clinicamente pazzo, non è solo arrabbiato. C’è qualcosa di più e vi sfido a intuirlo prima del finale, se riuscirete ad arrivarci, si intende.
La fabbrica degli orrori più che una lettura è una prova di coraggio.
Iain Banks, morto a 59 anni di tumore, ha lasciato con La fabbrica degli orrori una grande prova di scrittura dalla quale tutti possiamo attingere e imparare qualcosa.
Ecco cosa ho imparato io leggendolo. Il lettore ha il diritto di vivere un’esperienza piena leggendo e questo accade quando la storia è suddivisa in livelli. Una lettura superficiale gode della storia raccapricciante e ne esce soddisfatto, o terrorizzato. Una lettura più approfondita arriva ad un livello intermedio in cui non solo si segue la storia ma si sente la costante ansia e mancanza di equilibrio del protagonista. Un livello superiore, accessibile a chi lascia che la storia lo travolga, entra nella spirale di follia di Frank e si lascia trascinare prendendo parte all’angosciosa discesa all’inferno della sua mente.
L’altra cosa che ho imparato leggendolo è che non c’è niente di più terrificante di una mente umana disturbata. Non c’è però nemmeno niente di ugualmente affascinante di un protagonista che ha perso ogni freno e lascia che la lucida follia prenda possesso di sè e lo trascini in un labirinto di omicidi. L’ultima grande lezione che ho appreso è che, se non lo sai scrivere bene, è meglio che non scrivi nulla di grottesco. Concedetemi questa frase, devi saper scrivere grottesco senza scadere nel grottesco.
E’ tutta una questione di equilibrio, quello che manca a Frank lo ha sicuramente trovato Banks, che restituisce un’opera senza precedenti e senza eguali. Spaventosamente lucida nella sua pazzia e tremendamente equilibrata nella scrittura.
Estremamente consigliato.
Grazie a Fanucci Editore per la copia cartacea da recensire.
Tempo di lettura del libro: 3 giorni
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Cosa ho ascoltato durante la lettura:
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