Recensione “La locanda del Gatto Nero” di Yokomizo Seishi Edito da Sellerio Editore
Trama:
La locanda del Gatto Nero: Un thriller del genere del «delitto senza volto, la seconda indagine del detective Kindaichi Kōsuke, un’icona della cultura popolare nipponica, poliziotto privato dalla eccentrica personalità e un talento per i misteri irrisolvibili, esemplare in patria quanto Maigret in Europa.
Recensione:
“La locanda del Gatto Nero” è un giallo atipico per me, direi quasi in netta contrapposizione con i classici che ho letto fino ad ora come Christie e Doyle.
Ambientato dopo la Seconda Guerra Mondiale e la fine della guerra tra Cina e Giappone, questo libro porta il lettore nei quartieri della periferia degradata post bellica di Tokyo. In uno di questi quartieri in particolare si possono trovare molti locali dediti alla prostituzione. Locande dalle molteplici funzioni nelle quali si consumano tradimenti, si tessono le fila di accordi illeciti e si consumano delitti.
Il libro si apre con una conversazione surreale tra il protagonista e il romanziere, per poi proseguire con la più classica descrizione dei fatti.
Dal terreno del giardino sul retro di una locanda spunta una gamba di donna e un bonzo incuriosito dalla terra smossa e da quel pezzo di corpo che spunta decidere di prendere una pala e scavare. Ma proprio quando rinviene il cadavere, una guardia di ronda di notte lo scopre e lo accusa di omicidio. Entrano quindi in scena dei detective poco capaci, un gatto prima dato per morto e poi miracolosamente vivo, i vecchi proprietari della locanda fuggiti chissà dove e tanti altri personaggi che mescolano continuamente le carte in tavola creando una spirale di confusione e dubbi che rende le indagini difficili e caotiche.
A chi appartiene il cadavere di quella donna?
Il viso è irriconoscibile eppure tutti sembrano sicuri di sapere chi sia.
E il gatto morto? Come mai passeggia placidamente sul muretto della locanda?
Tutto è confuso finché non arriva il detective Kindaichi Kōsuke. Un uomo trasandato, malconcio, che non ispira la minima fiducia ma che sbaraglia tutti risolvendo il caso come se fosse il più banale degli indovinelli.
Con una costruzione della storia decisamente classica, La locanda è un libro che sarebbe sicuramente finito nel grande oceano dei gialli se non fosse per quella confusione ben orchestrata che l’autore sfrutta come asso nella manica. L’amicizia con il romanziere, la comparsa a sorpresa del famoso detective Kindaichi Kōsuke (ricorda un po’ l’ispettore Colombo che non si capisce mai cosa fa ma alla fine risolve sempre tutto) e gli elementi classici del Giappone del dopoguerra arricchiscono il libro rendendolo non solo piacevole ma anche una lettura stimolante e “nuova” per chi è abituato a leggere i classici gialli più famosi in occidente.
Nonostante sia un giallo semplice, non è affatto facile da capire e da seguire. Yokomizo inserisce nel racconto giallo classico giapponese tutti gli elementi dei celebri gialli occidentali mischiandoli con il soprannaturale classico della cultura orientale. La morte è un elemento ricorrente nella letteratura orientale, non tanto come espediente narrativo per terrorizzare il lettore ma come elemento naturale della vita e pertanto fondamentale da leggere e capire.
Non è la morte a far paura nel libro, ma le ragioni per le quali ad essa si è arrivati. E’ la mente dell’uomo a dover spaventare, non la naturale conseguenza della violenza.
C’è poi un altro elemento importante che è la donna “leggera”, ammaliante, inafferrabile che con il suo potere è causa di scenari catastrofici. Classica caratteristica che si trova in più libri giapponesi – non solo gialli – e anche in molti manga. I sotterfugi e la malìa delle donne che immancabilmente spingono mariti devoti a pazzie pur di stare con loro sono classici orientali.
Consiglio il libro a chi ha pazienza di entrare in un’ottica nuova, un giallo diverso e decisamente opposto al classico Poirot.
Tempo di lettura: 4 giorni
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