Recensione “La lunga marcia” di Stephen King edito Sperling & Kupfer

Tempo stimato di lettura: 3 minuti

La lunga marcia di Stephen King

 

Trama:

Dai confini con il Canada sino a Boston a piedi, senza soste. Una sfida mortale, con un regolamento implacabile, per cento volontari: un passo falso, una caduta, un malore…e si viene abbattuti. Ma chi riesce a tagliare il traguardo otterrà il Premio. Tra i partecipanti, fra cui spicca il sedicenne Garraty, si creano rapporti di sfida, di solidarietà e di lucida follia, lungo il terribile percorso scandito dagli incitamenti della folla assiepata ai margini della strada.

 

La lunga marcia di Stephen King

La lunga marcia di Stephen King


Recensione:

Scritto nel 1979 sotto lo pseudonimo di Richard Bachman, La lunga marcia è uno dei romanzi più criticati di Stephen King.
Il motivo per cui King abbia sentito il bisogno di scrivere sotto mentite spoglie viene spiegato nelle prime pagine del volume, ma sono talmente tante e differenti che è difficile comprendere cosa davvero lo abbia spinto a farlo. Quello principale, il più plausibile al momento, è il sentire il bisogno di vedere affermati i suoi lavori non perché associati al suo nome ma per il loro effettivo valore.

Rientrante nel genere distopico, King porta il lettore negli Stati Uniti per una competizione annuale che prevede la partecipazione di cento ragazzi dal confine con il Canada fino a Boston, senza mai fermarsi.
Chi si ferma viene ammonito e al terzo ammonimento si ottiene il congedo, la morte sul posto per fucilazione.

Gli Stati Uniti hanno perso la seconda guerra mondiale ed hanno istituito una società dittatoriale dove chi non concorda con le decisioni dello stato e del Maggiore viene preso dalle Squadre e sparisce nel nulla. Tutti sanno che fine fanno i dissidenti, ma nessuno lo dice ad alta voce.
Qui, annualmente, un nutrito gruppo di ragazzi si iscrive ad una competizione mortale felice di partecipare per dimostrare a tutti il proprio valore.

La lunga marcia di Stephen King

La lunga marcia di Stephen King

Tra i partecipanti c’è Garraty, proveniente dal Maine, che King sceglie come protagonista sebbene sia di intelligenza mediocre e poco prestante fisicamente.
E’ proprio attraverso il racconto di Garraty che seguiamo passo passo la marcia verso Boston, assistendo alla creazione di rapporti di amicizia e odio con differenze così sottili che i personaggi stessi non ne riconoscono spesso la vera natura.
In sé la storia non è complicata, quello che rende questo libro un piccolo tesoro è tutto quello che sta dietro, il vero messaggio che l’autore vuole lasciare al lettore più attento.
La marcia rappresenta la vita, le scelte e le difficoltà che si presentano ad ognuno di noi; il congedo è la nostra resa, il suicidio, la passività.

“A che profondità è sceso dentro se stesso? Metri? Chilometri? Anni luce?
A che profondità? E quanto è buio? E subito trovò la risposta: si nasconde nel buio ed è troppo sprofondato per vedere al di fuori.”

Nonostante i rapporti di amicizia, i protagonisti cedono alla stanchezza e all’arrendevolezza e accettano il congedo come una giusta punizione per il loro insufficiente valore. Un altro aspetto importante è il valore di chi assiste impotente alla resa degli altri. Garraty si affeziona ai ragazzi della marcia, instaura con loro un rapporto di amicizia e poi li vede arrendersi, impazzire e morire. Questo accade nella vita reale a chi è legato a una persona cara che decide di smettere di battersi per una vita migliore, per raggiungere il traguardo.

La lunga marcia di Stephen King

La lunga marcia di Stephen King

Ma c’è il traguardo? Cosa stiamo cercando di raggiungere?

“Poco dopo iniziò l’umida sinfonia dell’alba.
L’ultimo giorno della Marcia cominciò con le nubi e la pioggia. Il vento soffiava nel tunnel semivuoto della strada come un cane sperduto spinto a frustate in un posto strano e terribile”.

Garraty, nel corso del libro, rincorre una figura nera che lo segue per tutto il tragitto e lo attende al traguardo, è la morte. Il protagonista è una metafora vivente dei grandi dubbi che ci accompagnano nella vita.
Per cosa sto camminando? Cosa devo raggiungere e, sopratutto, ne vale davvero la pena?

“Lasciarsi andare lentamente, perdere a poco a poco conoscenza, addormentarsi e svegliarsi morto”.

Un piccolo gioiello adatto anche ai più giovani – se forti di stomaco –  che ha il potere di svegliarci e di spingerci a riflettere su cosa stiamo cercando di raggiungere. Qual è il nostro traguardo?

La lunga marcia si posiziona al secondo posto nella top 10 dei libri che ho letto nel 2020, subito sotto ad Abbiamo sempre vissuto nel castello. Non per la storia, in sè semplice, ma per il significato che ha risvegliato in me. Dubbi e domande che non mi ponevo da tempo sono tornati a galla e mi hanno lasciata insonne per alcune notti…a chiedermi come avrei affrontato la marcia se fossi stata Garraty.

La lunga marcia sarà presto un film, nel 2019 hanno infatti annunciato una trasposizione cinematografica grazie a André Øvredal e con la collaborazione di King.

Tempo di lettura: 2 giorni

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Cosa ho ascoltato durante la lettura:

 

 

Potete trovare il libro qui:

La lunga marcia di Stephen King

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Recensione di: Laura Cammareri
Scheda libro

Titolo: La lunga marcia
Autore: Stephen King
Data pubblicazione*: 01/01/1979
Editore: Sperling & Kupfer
Lingua: Italiano
Genere: Distopia
ISBN: 886836123X
Autore recensione: Laura Cammareri
Valutazione recensione: 4.5
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